Lo abbiamo detto: dall’acquisto di Villa Lattes – perché gira che ti rigira sono più o meno gli stessi – fino alla delibera per i lavori di restauro, non si fatica a riconoscere il modo di fare di chi, fino ad oggi, ha amministrato il nostro Comune (leggi Novità per chi ha a cuore la sorte di Villa Lattes ad Istrana/1).
Ma quello che ci preoccupa maggiormente non è questo. In fin dei conti, i problemi affrontati nell’articolo di qualche giorno fa si sarebbero potuti (anzi, dovuti) affrontare con un po’ di sensibilità in più… si poteva fare meglio.
C’è un problema però che non ha rimedio. Si tratta della totale mancanza di un’idea forte e sostenibile di che cosa debba essere Villa Lattes dopo i lavori di restauro, una volta bonificata ed agibile.
Per ben due volte dal giornalino “è Istrana” si è parlato di un museo delle collezioni Lattes.
Bene: in cosa consistono queste collezioni? Abbiamo un’idea precisa del patrimonio da esporre e delle sue condizioni? Verranno eseguite delle valutazioni sugli oggetti per conoscere il loro valore e di conseguenza per sapere con esattezza quali sforzi è opportuno mettere in pratica per la loro salvaguardia e qual è il loro grado di attrattività per un ipotetico pubblico? Chi finanzierà i necessari restauri degli stessi?
E poi: come sarà il percorso espositivo e chi lo definirà? Verrà istituito un ente museale, ci sarà un direttore, un curatore delle raccolte e tutto il personale necessario perchè il museo possa avere degli orari di apertura dignitosi? Fare un museo e tenerlo aperto un giorno a settimana, siamo d’accordo, non serve a granchè… A proposito: verrà fatta un’adeguata promozione? Chi se ne occuperà? Un ufficio esterno (difficile da monitorare e seguire) o il personale del nuovo ente (quindi serve una persona ad hoc)?
Quando si parla di “museo”, è bene pensare anche (e almeno) a tutto questo.
Il nostro sospetto è che nessuno si sia posto queste domande. Altrimenti come dovremmo spiegarci lo stanziamento pari a zero euro nella delibera allegata (Delibera Villa Lattes) alla voce “allestimento museale”? E dove sono i soldi per il museo inteso come struttura organizzativa? Non ci sono nemmeno voci che potrebbero far pensare a tutto questo… E comunque: siamo sicuri che il nostro Comune sia in grado di farsi carico di tutti questi costi o, come ci sentiamo dire spesso, “i xè tempi duri”?
Allora cosa ne sarà della Villa dopo i doverosi lavori di restauro? Stanno facendo come quando hanno deciso di acquistare l’immobile, per cui prima spendiamo e poi vediamo che farcene. Il tempo ha già detto che questa strategia non produce alcun risultato.
Il museo non sembra, al momento, una prospettiva sostenibile per il Comune. Però si potrebbero coinvolgere altri soggetti interessati ad un futuro di questo tipo per la Villa, ad esempio il FAI – Fondo Ambiente Italiano, che potrebbe occuparsi di gestirla e promuoverla in concessione (cose che il Comune non ha la forza economica e logistica per fare). Ma non ci possiamo aspettare una tale mossa, o anche solo un’idea, da amministratori che non si sono nemmeno posti i problemi basilari di che cosa significhi “fare un museo”.
In ogni caso, il futuro di Villa Lattes non è per forza questo, ci sono anche altre possibilità di diversa natura. Basti pensare a quali spazi hanno oggi a disposizione le associazioni, il progetto giovani, la biblioteca… Villa Lattes non potrebbe ospitarli ed, anzi, rilanciarli? Siamo consapevoli di aver scoperchiato la pentola di una questione sentita e spinosa, ma che si può risolvere cercando la soluzione che possa essere la migliore per il nostro Comune, con il contributo dei soggetti interessati. Buttare soldi senza una prospettiva è l’esatto contrario… oppure sarà che manca solo un anno all’appuntamento elettorale ed arrivarci con Villa Lattes in cantiere farà bello chi di turno?
La Villa rappresenta un’opportunità per il nostro territorio nella misura in cui potrà avere una destinazione che si riveli utile per i cittadini, bella e di valore (generatrice di ricchezza culturale ed economica) ma soprattutto… sostenibile per le tasche del Comune, che in definitiva sono le tasche di tutti.
Stefano Volpato